Dr. Paolo RIZZI   

    Un nudo femminile è davanti a noi in posizione assorta, avvolto d'una misteriosa luce azzurra: pare uscito da un quadro di metà Cinquecento, nordico e manierista. Ma ecco qualcosa che ci colpisce: da una spalla, da sotto il seno e dal pube escono strani tubicini, filamenti vermiformi che sembra no fatti di plastica
. Il contrasto è stridente. Tutta la pittura di Nezir è fatta di contrasti : è la caratteristica di questo conturbante artista turco che per la prima volta, dopo aver passato dieci anni tra Austria, Germania e Francia, viene tra noi, ad esporre a Venezia.
    Una presenza nuova e originale, che non può lasciare indifferenti perchè tocca alcuni gangli vitali dell'uomo d'oggi.    Nezir dipinge guardando agli antichi, ma con la mente volta alla condizione, stravolta e quindi tragica, di un'umanità lacerata tra tensione umanistica e attrazione tecnologica. Lui ha battezzato "fisio-meccanica" la sua pittura. La fisiologia dell'uomo è infatti contaminata da una sorta di lebbra meccanicistica, che s'inerpica (sono in genere sottili tubi di plastica, pulsanti, manometri, leve, interruttori, strani manometri, levettemetalliche) su per la pelle, sostituendosi quasi ai fasci nervosi, soprattutto sui crani deformati e calvi. Qualcosa di impressionante, proprio perchè contraddice ogni normale visione: qualcosa che immette il mostro tecnologico all'interno dell'uomo, facendone un'escrescenza raccapricciante. Tutto ciò Nezir lo ottiene - occorre sottolineare - restando nel cuore della pittura, cioè scartando trucchi e artifici tecnici dei vari neo-surrealismi di moda. Come dire: Nezir dipinge sul seno, secondo la grande tradizione europea.
     M'hanno sorpreso certi quadri e certi disegni eseguiti quando Nezir era, lui giovane pittore di origine Kurda, a Istanbul, fuori dal contatto diretto con il filone del manierismo germanico di metà Cinquecento, che finirà poi, specie durante il soggiomo di sei anni a Vienna, per affascinarlo. Evidentemente c'era un'affinità interna : qualcosa che lo spingeva a scartare tutta la tradizione orientale per infilarsi nei vischiosi meandri di un nordicismo favoloso.