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    Con gli anni le affinità culturali si sono precisate, anche se l'impressione (sorretta da precise testimonianze) è che Nezir abbia attinto ad un clima in generale, più che a precisi modelli. Sta di fatto che, oltre all'influsso (questo si evidente, soprattutto all'inizio) di Leonardo, appaiono qua e là riferimenti alle fisionomi stravolte di Bruegel, alle nobili durezze protorinascimentali di Dürer, al mondo misterioso di Cranach, persino a certe visioni dall'alto, formicolanti di vita, di Altdorfer. È soprattutto l'incontro tra la classicità italiana cinquecentesca e il goticismo germanico che lo attrae, in quella sorta di crogiuolo di stili che è stato il Manie~dsmo. Lì la pittura di Nezir affonda con voluttà.

    È interessante vedere come Nezir riesca a collegare queste favolose ascendenze antiche con un aggiornato gusto d'oggi, impregnato da un lato di Surrealismo, dall'altro di echi, della Neue Sachlichkeit tedesca (in particolare Otto Dix), dall'altro ancora dei
Realismo magico; e buttando l'occhio a talune gustose invenzioni fantascientifiche.

    Certe prospettive audacissime dall'alto, certo frantumarsi della forma in un lenticolare particolarismo, certa ossessione nell'introspezione naturalistica, e soprattutto quel mescolarsi di antico e nuovo, come di umano e meccanico, rendono questa pittura di grande fascino.

    Le stesse deformazioni diventano non giuoco formalistico, bensi elemento espressivo di alta pregnanza psicologica.

    Naturalmente si inseriscono disuguaglianze e incongruenze, ma anch'esse figurano come fattore di sconcerto. Ed èsoprattutto l'accorgimento degli inserti meccanici nel corpo umano (i tubicini e i filamenti di cui si diceva) che produce uno stravolgimento di tutta l'immagine, dandole pregnante quoziente simbolico.

    Una pittura come questa non può che stupire nel panorama dell'arte d'oggi, pur adusato agli anacronismi e ai citazionismi. Siamo di fronte ad una immedesimazione nel passato cosi forte da produrre strani movimenti in avanti; non s'i riesce a capire ciò che cade nella storia e ciò che accade alla fantasia. Nezir agisce in un terreno ambiguo, dove il rischio della maniera è alto, ma dove alto è anche lo spinto della sfida, dell'aventura, In un contesto culturale come quello odierno, ciò diventa perfettamente plausibile. E occorre ammirare, assieme all'abilità specifica dei pittore e alla sua certosina pazienza da miniatore medioevale, la coerenza con cui questa sfida è portata avanti. Un turco del Kurdistan viene da noi, in questa Venezia ancora nutrita di umori orientali, a travisare tutto un mondo (quello del goticismo germanico, corretto dal genio rinascimentale di Dürer) che pareva rinchiuso in una cornice dorata. Come dire: la storia può essere riportata a noi attraverso la fantasia. I tubicini che escono dal corpo della donna sono il sintomo di questo impensato connubio.